sabato 28 giugno 2014

La musica liquida e' eterna?

Anni fa sulla posta di TNT-Audio era stata pubblicata una lettera involontariamente comica di una visitatrice del sito ossessionata dalla ipotesi che i suoi CD invecchiassero o diventassero inservibili per il degrado del supporto. Non sapeva che quello che invecchia non è solo il supporto.
Da qualche parte ho ancora un DAT che ho portato via lasciando ormai più di 15 anni fa una società multinazionale di computer per passare al settore delle TLC. C'erano tante informazioni che sarebbe interessante recuperare, come l'indice della rete Easynet, una vera e propria anticipazione di Internet.


Il supporto sono convinto sia ancora perfettamente valido, come d'altra parte lo sono i nastri magnetici di fine anni '50 che ho acquistato anni dopo da eBay. Il problema è il formato con cui sono scritti i dati, in questo caso ad esempio servirebbe per leggerli un sistema VAX/VMS, un eccellente computer, forse uno dei migliori mai prodotti, ma fuori produzione da anni e comunque inaccessibile, perché non era un sistema personale, ma un sistema dipartimentale che costava all'epoca centinaia di milioni di lire.

Queste considerazioni dovrebbero preoccupare ancor più i detentori di vasti archivi di musica liquida, acquistata dalla rete, da siti che vendono materiale HD, o derivata dal ripping di CD o vinili. I più attenti e previdenti pensano di mettersi al sicuro acquistando storage server di tipo NAS, ma non basta. Quello che serve è un vero e proprio sistema di conservazione, come quello previsto dagli standard inclusi nel nostro paese dal Codice della Amministrazione Digitale (CAD) per la conservazione dei documenti informatici sia nativi (creati e trattati sempre digitalmente) sia derivanti dal trasferimento in digitale (conservazione sostitutiva) di documenti cartacei.

Son cose noiose, ma bisogna pensarci prima o poi
Bisogna pensarci se non vogliamo correre il rischio di perdere quello che abbiamo acquistato (caso di di download a pagamento) o di dover ripetere il ripping (magari centinaia di ore di lavoro). Certo, grazie ai sistemi di streaming nella gran parte dei casi la musica la potremo ascoltare comunque, anche se magari non con la stessa qualità, non è come perdere un certificato di nascita o un passaggio di proprietà, ma potrebbe anche trattarsi di musica rara o non più reperibile (o nostra) e comunque mai vorremmo trovarci un questa situazione.

Ma non basta un NAS?
No. Un cosiddetto NAS è uno storage server che adotta la tecnologia RAID cioè utilizza un numero di dischi magnetici superiore al necessario (ridondanti) e un software di controllo che permette di non perdere i dati anche se uno di essi non funziona più bene (spiegazione terra terra, perché chi vuole approfondire può farlo senza problemi su wikipedia: evitiamo ripetizioni inutili). Questo evento, il disco che si guasta, non è poi il più frequente, altrettanto frequente è l'errore umano o il guasto dell'elettronica di controllo del sistema dischi o dell'interfaccia. Eventi comunque abbastanza rari e per i quali è possibile una azione di recupero da parte di un buon laboratorio (non gratis). Tranne che per l'errore umano, che può essere anche non riparabile o solo parzialmente riparabile (cos'è l'errore umano? Quando cancelliamo noi accidentalmente i nostri stessi file magari per riorganizzarli meglio). Il sistema di conservazione deve guardare più avanti, molto più avanti.

Il sistema di conservazione
Vediamo cosa prevede il CAD citato prima per i documenti che non possono essere persi, e come si possono applicare questi principi anche alla conservazione della musica liquida.

1. Identificazione certa del soggetto che ha creato il documento
2. Integrità del documento digitale
3. Leggibilità:
3.1. Contenuto
3.2. Metadata
3.3. Informazioni di registrazione
3.4. Informazioni di classificazione
4. Rispetto delle misure di sicurezza per l'accesso al documento e per la sua conservazione (backup)

(Per i più attenti e pignoli si può leggere la descrizione completa sul sito dell'Agid)

Identificazione del soggetto

Sembra banale, se si tratta di un disco esterno sul quale abbiamo lavorato solo noi archiviandoci i contenuti. Ma i principi della conservazione devono considerare tutti i casi, anche quelli (che saranno comuni nelle organizzazioni) di più soggetti in parallelo o nel corso del tempo. E, soprattutto, la conservazione non si pone limiti temporali. Se il suddetto disco esterno dovesse arrivare ai pronipoti dei nostri pronipoti probabilmente non sarebbe così banale ne' superfluo sapere chi fra gli antenati lo ha preparato. E il nickname forse non basterebbe ad individuarlo. Non è certo l'elemento essenziale ma non costa nulla aggiungere una scheda in txt con queste informazioni di base.

Integrità del documento
Questo requisito nella musica è meno stringente. Noi infatti archiviamo in realtà sempre copie di brani musicali il cui originale è archiviato da qualche parte a cura dell'editore. Tranne casi rarissimi di musica nostra e non registrata a un editore. Se anche il nostro documento (un file audio) non fosse integro per errori hardware o di trasferimento nella stragrande maggioranza dei casi non sarebbe una perdita grave, come lo sarebbe invece per un certificato di nascita o un certificato di proprietà.

Leggibilità: contenuti e metadata
Si suppone che tutto quello che archiviamo lo ascoltiamo anche, almeno una volta, e quindi la verifica di leggibilità è implicita. Nel caso non fosse così si ricadrebbe nella situazione precedente. Più o meno lo stesso discorso vale per i metadata.

Informazioni di classificazione
Se abbiamo archiviato migliaia di brani musicali, probabilmente li abbiamo anche organizzati su disco con qualche logica, per genere, per anno, per autore, per risoluzione, per nazionalità o con qualsiasi altro criterio. Chiaramente si potranno sempre cercare con una ricerca libera, ma per recuperare ed utilizzare un archivio fatto da qualcun altro anche la documentazione sulle scelte della archiviazione e sulla organizzazione dei dati è molto utile. Anche in questo caso una semplice guida in formato universale txt è già una soluzione sufficiente.

Informazioni di registrazione
Qui arriviamo al punto centrale. Ed è opportuno fare prima un passo indietro, riconducendoci agli archivi di cui abbiamo esperienza, una libreria o una discoteca. Nel caso della libreria, a parte le ovvie attenzioni all'umidità o altre forme di danneggiamento fisico non dobbiamo preoccuparci di nulla, fino a che ci sarà qualcuno in grado di leggere la lingua italiana il contenuto di ogni libro continuerà ad essere fruibile. Per una discoteca tradizionale su vinili o su CD la situazione non è molto diversa, serve in più soltanto un lettore, cioè un giradischi (più un pre phono) o un lettore CD. Che sono componenti hardware e quindi non richiedono aggiornamenti o di essere ospitati in uno specifico ambiente operativo per fare il loro lavoro. Anche tra cento anni quando saranno andati totalmente in disuso (ma il vinile forse no) basterà, avendone uno a disposizione, leggere le istruzioni per farli funzionare ancora. Quindi per la conservazione è necessario associare alla libreria anche un giradischi completo e/o un lettore CD e le istruzioni per farlo funzionare (ma anche nel lontano futuro ci sarà Wikipedia).
Per accedere ai contenuti del nostro storage server la situazione è più complessa. Per estrarre un file audio devono infatti operare in sincronia quattro elementi: un software che decodifica il formato del file audio, un file system che consente di accedere al file, una interfaccia o una porta di rete  che connette lo storage server ad un computer, e il computer.

La obsolescenza programmata
Basta andare con la memoria a non molti anni or sono per rendersi conto della veloce obsolescenza di questi elementi. Che sono per loro natura soggetti a evoluzione continua, e non sempre è garantita la compatibilità all'indietro, nel senso che un software di alcuni anni fa potrebbe non funzionare più sulle versioni più recenti del sistema operativo (ci capita spesso di sperimentarlo), più tutte le altre combinazioni possibili di incompatibilità tra interfaccia e file system.

La soluzione potrebbe essere quella di realizzare anche in questo caso una vera e propria stazione di codifica / decodifica autosufficiente, composta ad esempio (oggi) da un PC Windows 7 o 8, da un software di codifica / decodifica, ad esempio Foobar2000, un router per collegare in rete lo storage server (a meno di usare uno storage server USB). O gli equivalenti in ambiente Mac. Una sorta di "fotografia" dell'ambiente nel quale gestiamo ora la nostra musica liquida. Il problema è che dovremmo tenerlo costantemente aggiornato e allineato al nostro ambiente di lavoro principale. Il che non è un compito banale se pensiamo al ritmo vorticoso con cui vengono proposte sempre nuove versioni dei software e delle interfacce e a quanto sia obsoleto oggi non dico un ambiente Windows 2000 ma anche il successivo XP. E anche all'obiettivo di mettere assieme qualcosa che all'occorrenza consenta l'accesso ai contenuti con la stessa facilità non dico di un libro, ma almeno di un giradischi analogico. Quindi è chiaro cosa bisognerebbe fare in teoria: mantenere costantemente aggiornato un ambiente di riferimento, del tipo di quello accennato, e corredarlo di un vero e proprio manuale d'uso completo ed esauriente, possibilmente da testare facendolo usare a qualcuno diverso da noi per recuperare un campione dei contenuti. Nell'ultima versione, anche se fossero sospesi l'utilizzo e gli aggiornamenti, sarebbe sempre in grado di consentire l'accesso ai contenuti.

Quello che si dovrebbe fare, al minimo
La soluzione indicata per sommi capi sopra è quella definitiva ed ideale. Ma possiamo fare alcune semplificazioni pensando che tutto sommato siamo in un contesto sociale, la nostra preziosa libreria musicale non dovrà essere fruita su un'isola deserta ed isolata dalla civiltà o nell'ultima enclave del mondo civilizzato dopo una catastrofe a scelta tra le molte proposte ciclicamente dal cinema e che portano alla estinzione quasi totale dell'umanità. Possiamo quindi fare un minimo di affidamento sul fatto che, rivolgendosi a laboratori specializzati, si possa accedere sempre ai contenuti anche se codificati e memorizzati con software obsoleto e abbandonato da tempo, e al limite convertirli, un po' come succede anche ora per i film in VHS o su pellicola chimica. Certo se i costi fossero come quelli attuali per i formati citati passerebbe subito la voglia.
Qualche accorgimento semplice lo metterei comunque in atto :
  • un software il più semplice possibile per la conversione in un formato digitale standard e a meno probabilità di obsolescenza (in wav) del formato che utilizziamo (che sarà probabilmente Flac o Alac); escluderei quindi Foobar2000 che è piuttosto complesso da assemblare e consiglierei una applicazione che fa solo questo mestiere come dBPowerAmp;
  • un backup (vedi dopo) dei contenuti su un sistema di archiviazione che adotta una diversa tecnologia;
  • un manuale di istruzione il più completo possibile e testato.
Misure di sicurezza e backup
Non ci pensiamo proprio a mettere password sulle cartelle o sul volume (sul disco) perché sarebbero le prime cose che se, andassero perse, renderebbero inaccessibile tutta la libreria  musicale. E non hanno senso come non avrebbe senso chiudere a chiave una libreria tradizionale. Sono precauzioni necessarie per documenti di ufficio ma non per la musica.
Invece a un backup bisognerebbe pensarci. Come anticipato l'adozione di un NAS rende meno probabile la eventualità di un guasto hardware che comprometta l'accesso ai contenuti, anche se non copre tutti i possibili malfunzionamenti. Per stare veramente sicuri bisognerebbe adottare una vera e propria strategia di "disaster recovery" come per gli archivi informatici professionali.
Nel nostro mondo sarebbe semplicemente una seconda copia su un secondo storage server separato, possibilmente su tecnologia diversa (ad esempio di tipo USB se il principale è un network storage server e viceversa). Un ulteriore adempimento un po' noioso da seguire con costanza, ma in fondo una copia anche consistente può procedere da sola senza bisogno di noi.

In alternativa il backup può essere proprio il supporto fisico. Nel caso dei CD rippati possono essere i CD stessi (da non buttare via), nel caso dei download sarebbe una copia su disco, CD o DVD, da eseguire con regolarità. Un'alternativa preferibile se il materiale "rippato", magari anche da SACD o DVD-Audio (o vinile) è prevalente.

In sintesi
E' un compito in più che con la musica non ha molto fare e che anzi sottrae tempo all'ascolto, ma per librerie sempre più grandi, per chi non cede all'alternativa radicale dello streaming, è un compito necessario. Non assolutamente indispensabile, si può anche decidere che il rischio non vale l'impegno di ridurlo.

(Le immagini sono tratte dal booklet della versione in DVD Audio di un ottimo album di Diana Krall, forse il migliore della pianista e cantante jazz canadese. Un esempio di contenuti che vale la pena di preservare.)

5 commenti:

  1. Anonimo30/6/14

    Nella puntata del 28/06/2014 di Moebius (programma scientifico di Radio24) si è parlato di questi temi: CD, vinile e altre future tecnologie del suono.
    Sul blog (http://www2.radio24.ilsole24ore.com/blog/moebius/) è possibile riascoltare la puntata.
    Sono stati intervistati Luca Cremonese difensore del CD, Gegè Telesforo in favore del vinile, Lanfranco Rambaudi ingegnere studioso di fedeltà del suono...
    Saltano fuori temi interessanti!

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    1. Grazie della segnalazione. Interessante che se ne parli, parecchie imprecisioni e semplificazioni eccessive però, soprattutto dall'esperto informatico.

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  2. I CD non sono eterni, niente lo è e purtroppo non lo siamo neanche noi, questo era il senso della divertente risposta di Lucio Cadeddu a quella visitatrice. Se leggi tutto il post, è dedicato proprio ai problemi di conservazione dei contenuti e tratta anche gli altri aspetti della archiviazione, che sono soggetti ad una obsolescenza anche più rapida. Ciò premesso non so come si faccia a sostenere che i CD degradano in 15 anni. Io ho comprato i primi quando sono usciti, 30 anni fa, e sono ancora perfettamente in grado di suonare. Poi ne continuo a comprare usati in UK a pochi centesimi di 15 o 20 anni spesso e suonano sempre bene. Credo che questi dati si riferiscano ai CD-R registrabili, non a quelli commerciali (stampati) e che comunque siano pessimistici. Non so se conosci qualcuno o tu stesso hai trovato un CD di 15 anni conservato nella libreria e non maltrattato che non suona più.

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  3. Anonimo13/1/15

    Che spettacolo parlare di questi argomenti.. Non ce ne è uno che non mi interessi. Un saluto

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    1. Prendo atto della tua opinione assieme ai 600 visitatori, nuovi per il 70%, che in media accedono ogni giorno a questo blog. Hai per caso qualche suggerimento per argomenti che ritieni invece interessanti?

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