giovedì 29 dicembre 2011

Il blind test

I componenti hi-fi sono un po' come gli strumenti musicali, per sincerarsi della loro qualità bisogna farli suonare ed ascoltarli. Naturalmente chi li ascolta e li giudica per poter dare una valutazione attendibile deve avere una buona esperienza in materia di musica e anche, nel caso degli strumenti, saperli suonare.
La musica suonata e' materia per professionisti, semi-professionisti o amatori comunque discretamente capaci ed esperti, e quindi non ci si stupisce che possano ascoltare un violino o un pianoforte individuando a orecchio eventuali carenze di suono o differenze tra gli strumenti in prova.

Nell'alta fedeltà l'onere della prova spetta pero' anche all'appassionato che ha intenzione di acquistare un nuovo componente, la famosa "prova d'ascolto" che il negoziante o la rivista specializzata consigliano sempre. Soltanto che l'appassionato di solito e' un ascoltatore passivo, solo raramente conosce la musica e sa suonare uno strumento. Potrebbe essere un frequentatore abituale di concerti, e avere quindi la possibilità di un confronto, anche se a memoria, con la musica suonata, purché sia solo acustica.  Ma potrebbe anche aver deciso di comprare un buon impianto hi-fi proprio perché non può andare ai concerti dal vivo, per mancanza di tempo o perché abita lontano dai grandi centri.

La prova d'ascolto risulta quindi meno facile, e seguire un metodo può essere necessario, e il metodo da applicare potrebbe essere questo vecchio e controverso sistema di confronto, peraltro piuttosto intuitivo, spesso usato nel settore farmaceutico o cosmetico per testare l'efficacia di nuovi ritrovati. In modo oggettivo. Il ben noto "blind test" o "test alla cieca".
Sembrerebbe l'ideale anche nel nostro settore, anche se non tutti sono d'accordo, ma non addentriamoci in questi dibattiti e vediamo come si organizza un blind test in pratica.

Confronto tra due sorgenti
E' il caso più semplice, e' sufficiente avere due contenuti musicali identici e far partire l'esecuzione in parallelo. Lo switch tra l'una e l'altra sorgente potrà essere realizzato semplicemente con il selettore ingressi dell'amplificatore. Come è mostrato nello schema seguente, per il caso più comune, il confronto tra due lettori CD (o di qualsiasi altro formato successivo).

La prima accortezza da applicare, per non falsare la percezione e quindi il risultato, e' l'allineamento del volume. Infatti il sistema di ascolto umano è molto sensibile alle variazioni di volume, anche minime, e nella commutazione del brano musicale tra l'una e l'altra sorgente quella che suona a volume più alto potrebbe essere percepita come migliore, in altre parole questa impressione di brillantezza potrebbe offuscare altri elementi.

L'allineamento del volume
Per l'allineamento si deve usare quindi il controllo di volume dell'amplificatore di riferimento, regolandolo su una delle due sorgenti su un livello adeguato per percepire i dettagli nei vari brani di test, ma non troppo elevato da essere innaturale o da mettere l'amplificatore e le casse di riferimento in difficoltà, nascondendo così le differenze tra i componenti in prova.
Una volta individuato il livello di volume ottimale bisognerà segnarlo sul range di valori della manopola, prendendo nota del valore (nel raro caso sia presente) o utilizzando un segna punto di qualsiasi tipo (non il pennarello! per esempio un pezzetto di nastro adesivo ma non di un tipo che poi non rimane attaccato, non quello da pacchi, ad esempio).
Una volta tarata la sorgente A si ascolterà la sorgente B su un brano a scelta regolando di nuovo la manopola sino a che passando da una all'altra il volume è allineato, non si percepisce alcuna variazione, e si può segnare questo secondo punto. Per verificare che i livelli siano effettivamente allineati si può andare ad orecchio, oppure usare un fonometro se si vuole essere veramente precisi. Senza arrivare a questo livello esistono anche app con funzioni di fonometro per iPhone, come VUmeter. Per un uso effettivo richiede una taratura, ma per un confronto di livelli è sufficiente.
Se le sorgenti hanno un controllo di volume (basta che lo abbia una delle due) si potrebbero  allineare i livelli in modo fisso. E' sempre preferibile però mettere i componenti in prova nelle condizioni ottimali, senza introdurre altri elementi di possibile interferenza nel test.

Il test
La effettuazione del test è molto intuitiva. L'operatore commuterà tra il sistema A e B in vari brani musicali dichiarando solo qual è il sistema che suona e gli ascoltatori segneranno su un taccuino le differenze o semplicemente la preferenza. Il test potrà essere anche su più di due componenti, almeno  a livello di sorgenti e avendo uno "switch", l'amplificatore, che normalmente ha 3 o 4 ingressi linea, ma di solito si preferisce una sorta di selezione a due a due come ai campionati del mondo di calcio.
Alla fine si avranno dei risultati forse non definitivi, comunque dipendenti dai brani scelti, dagli interfacciamenti (minimo impatto in questo caso) e soprattutto dal tempo dedicato, ma sicuramente oggettivi e non influenzati dalla aspettativa del marchio o dai suggerimenti avuti.
Per una maggiore oggettività l'ideale sarebbe ripetere il test nella stessa sequenza a distanza di tempo, e verificare se i risultati si sovrappongono.

Il "doppio cieco"
Molto usato nei settori di origine, più arduo da organizzare per confronto di componenti hi-fi, ma effettivamente può essere utile che neanche l'organizzatore del test sappia quale componente stia suonando. La teoria dice che infatti che nella fase di presentazione del test e nelle scelte di commutazione l'organizzatore può trasmettere, anche senza volerlo, una influenza negativa o positiva verso uno o l'altro dei componenti in prova. Il modo più semplice per realizzarlo nel nostro settore è separare la fase di organizzazione da quella di esecuzione. Una volta organizzato il set di prova la esecuzione potrebbe essere affidata ad un terzo non interessato né alla scelta né alla vendita, né a fornire preziosi consigli, che seguirà un ordine casuale a lui solo noto, rispettando solo i vincoli previsti in fase di organizzazione della prova (per esempio far ascoltare tutti i brani di test per un minimo di minuti).

Sorgenti da confrontare
Scegliendo con cura un amplificatore di riferimento e dei diffusori fedeli e selettivi, ma proporzionati come classe a quella della sorgente (o addirittura quelli reali) si potranno confrontare con questo sistema lettori CD o multiformato. Per dischi in vinile e musica liquida le cose si complicano un po' perché si tratta in realtà di sistemi di lettura composti da più elementi (la testina, il pre phono, il giradischi, oppure il PC, il media player, il DAC per la musica liquida). Per giradischi e testine le cose diventano effettivamente impegnative, mentre per la musica liquida, per confrontare due DAC è sufficiente in pratica avere due notebook equivalenti come prestazioni e con lo stesso sistema operativo e media player, un set molto facile da mettere assieme.

Confronto tra due diffusori
All'opposto estremo c'è il confronto di due coppie di diffusori, o casse come comunemente chiamate.  Anche in questo caso si può realizzare facilmente una commutazione immediata, essenziale per rendere efficace il confronto, per mezzo di un amplificatore con uscite per due coppie di casse. Non tutti i modelli hanno questa caratteristica, ma ce ne sono in numero sufficiente per individuare un amplificatore di riferimento. Che deve avere in questo caso la caratteristica essenziale di interfacciarsi senza problemi con ciascuna delle due coppie di diffusori.

L'interfaccia in questo caso è più critica e, se l'amplificatore non è ben scelto, una delle due coppie di diffusori potrebbe essere pilotata in modo non ottimale e il risultato falsato. Gli amplificatori più adeguati allo scopo sono probabilmente i modelli a stato solido di potenza medio-alta, e quindi sicuramente adeguata, e con caratteristiche di elevata trasparenza. Naturalmente tutta la scelta dipenderà fortemente, in questo caso, dal tipo di casse da confrontare.

Altro elemento critico è il posizionamento, che deve essere ottimale per entrambe le coppie in prova (in questo caso non possono essere più di due) ma anche sufficientemente ravvicinato tra esse da non consentire agli ascoltatori di individuare il sistema che sta suonando.
Sempre a questo scopo dovrebbero essere confrontate casse con caratteristiche simili, non una elettrostatica a confronto con un sistema ad alta efficienza e altoparlanti a tromba, ad esempio.
Prima della prova a confronto l'appassionato avrà selezionato la tipologia di cassa che preferisce e che si adatta al suo ambiente e questa prova a confronto a confronto servirà per sciogliere gli ultimi dubbi.

Confronto tra amplificatori
E' il componente centrale e quindi, a meno di duplicare completamente i due impianti (casse incluse) è proprio necessario ricorrere a commutatori esterni. Componenti visti sempre con sospetto (aggiungeranno qualcosa al suono?) ma in questo caso inevitabili. Si può anche procedere con una commutazione manuale ma, nel caso delle casse, può essere lunga e laboriosa se si usano i comuni e cavi spellati. Bisognerebbe usare (e confrontare) solo ampli con connettori a "banana" o gli ancor meno diffusi Speakon. Uno schema per questo caso è quello mostrato in figura. Per ridurre le commutazioni ad una e rendere possibile una commutazione il più possibile rapida si usano due sorgenti identiche. In questo esempio sono lettori CD ma potrebbero essere ormai anche due notebook con la stessa configurazione e con lo stesso modello di DAC, rendendo la duplicazione completa più accessibile.

In sintesi
Come si vede la strada per tentare di dare oggettività ai test di ascolto non è troppo ardua. Non basta, servono molti altri elementi e accorgimenti che abbiamo cercato di sintetizzare a suo tempo qui, ma si elimina l'elemento suggestione e auto-convincimento che può influenzare, e di molto, il giudizio finale.

domenica 18 dicembre 2011

Inutile iMesh

Sarà capitato a molti di imbattersi nella pubblicità di iMesh, che promette: "Oltre 20 milioni di canzoni e video. Non perdere tempo. Solo musica!" (ma non aveva appena detto che c'erano anche i video?).
Potrebbe essere utile per ascoltare gli album recensiti e farsene una idea, come Music Unlimited, ma senza pagare.
Vediamo se alla pubblicità corrisponde un reale servizio innovativo. Premettendo che questa applicazione nasce negli anni d'oro del peer-to-peer, era uno dei tanti player di questo settore. Ora però dichiara di essere legale, ma sempre gratuito.

Di solito queste due affermazioni apparentemente in contraddizione nel mondo della musica sotto copyright vengono smentite dai fatti e, come si può già capire dal titolo, la regola si conferma anche questa volta.


iMesh si installa facilmente e come di regola, cerca di installare inutili toolbar pubblicitarie, prendere il controllo di tutte le nostre librerie e farle conoscere in rete e forse prova anche a installare  qualche spyware (ma il mio firewall non ha fatto una piega). Superata questa fase cercando di impedirgli di fare tutte queste cose (ma la toolbar, tranne che su Safari che riesce comunque ad impedirglielo, la installa lo stesso: 100 punti in meno), e dopo essersi registrati è possibile cercare la musica. Provo come al solito con qualcosa di non comune in rete, i Pentangle, Lia Ices, Bert Jansch. E pare che si trovi tutto, il DB di iMesh sembra ben fornito. Anche se stranamente (vedi l'immagine sopra per la ricerca di Lia Ices) non compaiono album completi, ma una lista di brani.

Ascoltando a caso si percepisce che la musica è di qualità piuttosto scarsa. Forse nel DB di iMesh è codificata in bassa risoluzione. O forse il motivo è un altro. Me ne accorgo provando un brano dei Creedence Clearwater Revival, la immagine che viene mostrata a video, in stile iTunes, ha una scritta in sovrimpressione. E' quella dell'uploader su YouTube. Lo stesso vale per Lia Ices.


Ecco spiegato come funziona iMesh. Fa una ricerca su YouTube (ora), trova tutti i brani del musicista che stai cercando, e te li propone. Poi, se vuoi, li suona mostrando anche il video. In più, una funzione consente di scaricare il video o la musica in locale (su una libreria interna) e anche di trasferirli su CD. Con una qualità obiettivo che la interfaccia ti fa credere che si possa selezionare (altra immagine) sino a un massimo di MP3 320Kbps. Ma che dipende ovviamente dalla qualità all'origine.


Serve a ben poco
Di cercare canzoni e musica in genere su YouTube sono capace anche io, metterla da parte come preferita o farne una playlist (altre funzioni di iMesh) pure, e se proprio voglio copiare sul disco un file musicale di bassa qualità (il 99% di quelli su YouTube), perché la qualità è l'ultimo dei pensieri, applicazioni allo scopo ce ne sono decine. iMesh sembra pensato quindi  per super pigri incuranti della qualità che trovano comodo fare tutto con una sola applicazione.
Se poi hanno anche tanto tempo libero c'è la solita community, il social network di iMesh, la condivisione della musica scoperta e delle playlist con gli "amici" in rete e tutte le solite cose che vanno di moda ora sulla scia di Facebook. Tutte cose che ci sono già su YouTube.

Da aggiungere che la ricerca può essere diretta solo a musica, a musica+video o solo a video. In quest'ultimo caso non è possibile la visione diretta e può succedere che il video in download possa risultare non disponibile per motivi di copyright. Altrimenti viene scaricato e si può vedere.


In questo caso (dichiarato Bad Moon Rising dei CCR, ma sembra un video posteriore del solo John Fogerty) il logo YouTube non compare, ma è comunque un video che gira sul portale musicale di Google.
Può darsi che sia utile per cercare su più portali (non c'è solo YouTube per i video). Proviamo con Françoise Hardy i cui video sono instancabilmente rimossi dai detentori dei diritti (che però evitano di metterli in commercio in qualsiasi formato liquido o solido). Ne trova due.
Con la ricerca video Google ne trova pagine e pagine, dentro e fuori YouTube (addirittura 189.000 risultati dichiarati, la Hardy era una lavoratrice instancabile, ma penso siano un po' troppi).


Ma è legale?
Sì e no. Diciamo che per ora l'eventuale uso illegale non è perseguito. Ma i video o la musica che scarichiamo in locale non diventano di pubblico dominio solo perché su YouTube nessuno per ora ha reclamato la loro eliminazione (succede continuamente). I video e la musica su YouTube sono sotto copyright nel 99,99% dei casi e la loro presenza è tollerata dalle case discografiche (non tutte e non sempre) solo perché sono visibili e ascoltabili in streaming. Il possesso di questo materiale scaricato sul PC potrebbe essere sempre contestato perché l'utente iMesh non l'ha acquistato. Ricordo che l'unica musica che si potrebbe ascoltare legalmente su YouTube è, in linea teorica, quella di pubblico dominio in tutto il mondo (canzoni dell'Ottocento o poco più) o quella composta da chi la mette in rete, basta che non contenga campionamenti. Anche le esecuzioni di canzoni altrui, le cover, non sono ammesse. Se YouTube continua a esistere ed espandersi e perché le case discografiche da un lato temono di mettersi contro il gigante Google che controlla la rete e dall'altra, in un ultimo sussulto di ragionevolezza, si rendono conto che per vendere la musica o attirare le persone ai concerti la musica bisogna anche farla ascoltare. Non si vende solo sulla parola. Almeno, questa è la mia ipotesi ottimistica.

In sintesi
Un motore di ricerca specializzato, un ambiente di social network, una interfaccia gradevole ed efficace, impegno umano molto marginale e tendente a zero (fanno tutto i programmi), investimenti quasi solo in pubblicità, ricavi idem, e si spiega così che anche iMesh possa trovare uno spazio nel grande mondo Internet. Sempre nella sottile linea d'ombra tra legale e illegale per la musica.
Per ascoltare le recensioni in anteprima con qualità decente, in modo integrale e senza problemi, almeno per un altro po' bisogna continuare a pagare 9 € al mese ed abbonarsi a Music Unlimited.
Della possibilità di download non parlo neanche, in un blog che cerca di promuovere l'alta definizione e il buon ascolto in musica non c'è bisogno di aggiungere altro.


venerdì 9 dicembre 2011

Dal file allo spartito

Ricavare uno spartito da un normale file musicale wav o mp3, superando i problemi di reperibilità delle partiture fuori catalogo, così come si fa per i testi scritti utilizzando un OCR o un sistema di dettatura vocale, è una cosa fattibile?
In teoria sì, visto che esistono in commercio (e a volte anche distribuiti gratuitamente) diverse applicazioni che lo promettono. Ma proviamo cosa riescono a fare in pratica.
Lo spunto viene dalle richieste frequenti che arrivano a Musica & Memoria di spartiti difficili da trovare, richieste generate involontariamente dalla sezione presente da anni sul sito con le copertine di molti spartiti degli anni '60. Ma senza gli spartiti veri e propri, che sono materiale sotto copyright, come noto.

I file Midi
Cominciamo subito col dire che il punto di partenza ideale per generare uno spartito potrebbe essere un file Midi (Musical Instrument Digital Interface) il linguaggio di notazione musicale gestibile da computer sviluppato negli anni '80 e tuttora in uso. Il Midi nasce per codificare eventi musicali (tipo pigiare un tasto di pianoforte per emettere una nota), registrarli su file, e poi ritrasmetterli ad uno strumento musicale dotato di interfaccia Midi (tutti quelli elettronici o quasi) che risponderà al comando emettendo quella nota, quell'accordo, quella frase musicale. Il linguaggio (o codice) Midi deve quindi includere le notazioni musicali in uso, o almeno la maggior parte di esse.
Non mi metto qui a fare approfondimenti sullo standard Midi, su Wikipedia ci sono ampie ed esaurienti voci su questo argomento, anche in italiano.

Il bello dei file Midi è che ce ne sono tanti in rete, e può darsi che il brano o la composizione musicale dalla quale vorremmo ricavare lo spartito ci sia già. A questo punto basterebbe una applicazione che converta il file Midi nella notazione musicale comune, su pentagramma, e avremmo ottenuto il risultato. Potrebbe essere anche una valida applicazione open source come MuseScore, che include un editor Midi.

Prima prova con Mozart
Proviamo a vedere se è veramente così facile. Reperiamo su Internet un file Midi di una composizione di cui abbiamo lo spartito, ovviamente, per verificare se si ottiene effettivamente qualcosa di usabile. Il Midi nasceva per le tastiere, non per gli ensemble di più strumenti (anche se poi è stato esteso), magari con sezione ritmica su una linea diversa, quindi riduciamo la complessità della prova usando per cominciare un brano per solo pianoforte e di un compositore che non utilizzava di solito forme musicali elaborate: Mozart.
La scelta è caduta su una sonata giovanile per pianoforte, la K330 in Do maggiore, e sul secondo movimento "Andante cantabile".

Non resta che aprire il file Midi con MuseScore e vedere se quello che viene mostrato coincide con lo spartito di questa composizione. Per confronto usiamo anche un altro software specializzato, a pagamento in questo caso, che si chiama Notation Musician e che in diverse review su Internet era giudicato il migliore nel suo campo.
Ecco la notazione secondo MuseScore, per le prime battute:

Ed ecco lo spartito come l'aveva scritto Mozart oltre due secoli fa, per le prime 10 battute.

La tonalità e il tempo sono corretti, sono sparite alcune indicazioni di espressione (lo staccato per le prime 3 crome) ma soprattutto in alcuni casi c'è una suddivisione ulteriore delle note, nella prima e nella settima battuta compaiono semicrome, biscrome e semibiscrome che nella partitura originale non c'erano. Più diverse altre piccole differenze di notazione, che spesso dipendono però dal fatto che si possono usare notazioni alternative (come per esempio la chiave di violino usata al posto della più comune chiave di basso per la mano sinistra, nella partitura originale).

Sembra quindi che anche partendo da qualcosa già codificato per computer ci possano essere incertezza nel trasferimento. Forse dipende da MuseScore che è comunque un software open source. proviamo Notation Musician.

La notazione sembra un poco più precisa, ma rimane la moltiplicazione e la variazione di altezza delle note osservata prima.

C'è qualcosa che non va
Le due notazioni ricavate via software sembrano diverse dallo spartito originale. Non è una alterazione completa del tema musicale, e ascoltandolo di nuovo traslato in midi da MuseScore o Notation Musician si riconosce ancora la melodia di Mozart, ma evidentemente non abbiamo generato uno spartito usabile, che possa sostituire quello originale.
Anzi ascoltando al confronto il file Midi e la notazione dal Midi editor non sembrano esserci differenze, forse il problema è nel file Midi di origine.

Il file Midi
Il problema potrebbe essere quindi nel file Midi che abbiamo trovato in rete, probabilmente non era esatto, non riproduceva correttamente la sonata di Mozart. D'altra parte un file Midi come si può realizzare? In tre modi:
  • riportando la partitura su un editor musicale e generando il file;
  • suonando il brano con una tastiera collegata ad una interfaccia Midi e un software di registrazione Midi, una funzione che può fare anche GarageBand sui Mac;
  • utilizzando un software che riconosce la struttura musicale da un brano registrato in digitale (Wav, Mp3 ecc.).
I due primi sistemi sono piuttosto impegnativi e dubito che i file Midi che girano in rete siano stati realizzati così. Più probabile che si usino i prodotti software creati allo scopo. Che sono una via di mezzo tra i sistemi di riconoscimento vocale (tipo Dragon) e gli OCR.

Per riuscire a a capire cosa succede usiamo il vecchio sistema di ridurre al minimo le variabili. Questa volta riproviamo con un brano ancora più semplice, elementare, infatti è uno degli Elementary Pieces di Bela Bartok. Per evitare ogni dubbio su come è stato creato il file MIDI lo creiamo noi. Con il primo metodo, che è sicuramente l'unico esente da errori.

Secondo tentativo
Inserita la partitura con MuseScore (sono poche battute) una delle funzioni dell'editor, oltre suonare il brano, è proprio quella di generare il corrispondente file Midi.
Riportiamo la partitura su MuseScore e vediamo se almeno è coerente con sé stesso. La partitura stampata da MuseScore è riportata sotto. Come si vede è veramente semplice.

Ed ecco lo stesso breve brano musicale dopo la doppia conversione Midi > Notazione.

Sembra diverso, ma è solo una scelta di notazione. Nella partitura originale la nota allungata di 1/2 nella seconda battuta è indicata con un punto, nella partitura ricavata invece è indicata con una semicroma legata alla croma precedente. Il risultato è lo stesso, spesso nella notazione musicale si usano modalità di scrittura alternative.

La conversione da un file musicale
Sembra quindi più probabile, come c'era da attendersi, che le differenze notate dipendano dal file Midi originale, e in particolare dalla esecuzione da cui è stato tratto. Il pianista probabilmente (e mi pare anche di sentirlo ascoltando a confronto altre esecuzioni) ha introdotto altre note di abbellimento. Non resta che riprovare tutto il processo con questo esempio musicale molto semplice. Come anticipato, ci serve un convertitore dal file musicale (che è una sequenza di suoni campionati) alla struttura della frase musicale, usando come codice per descriverla lo standard Midi. Di software che fanno questo mestiere ce ne sono diversi.

Cercando in rete quelli con recensioni più favorevoli scegliamo IntelliScore. Non è gratuito, in generale sono tutti a pagamento perché sicuramente la loro progettazione non è semplice, ma la versione demo può interpretare brani fino a 30", che è il nostro caso.

Utilizzandolo vediamo che l'uso non è per tutti. Richiede una buona conoscenza della teoria musicale. La cosa non è sorprendente, anche per usare un OCR è necessario saper leggere e pure conoscere la lingua nella quale è scritto il testo, altrimenti non si potranno eseguire le verifiche in post produzione.

Qui in più bisogna anche intervenire su alcuni elementi del brano che il software comunque cerca di individuare da solo, a partire dalla tonalità e dalla misura. Per rendere più efficace la conversione però è possibile inizializzare i parametri, se già conosciamo questi valori base.
Dopodichè il software procederà ad individuare le note, i relativi valori, gli accordi e così via.
I Little Piano Pieces di Bartok sono stati pubblicati anche su  CD, che ovviamente ho, nelle esecuzione del pianista Gyorgi Sandor (per questo ho scelto questo brano) e quindi il secondo test consisteva semplicemente nel far convertire da IntelliScore questo brano, trasferito in precedenza in Wav, nel formato Midi.

Dopodichè ho "aperto" il Midi con un editor Midi, nello specifico Notation Musician, e il risultato è quello che si vede sotto.

Sembra a prima vista un'altra cosa, ma in realtà la principale differenza è che nello spartito originale si usavano solo note di valore (durata) pari a 1/2 (minime) e 1/4 (semiminime) mentre nella notazione ricavata sono usate al loro posto note di lunghezza dimezzata: semiminime e crome. Poiché la lunghezza di una nota è relativa il tema musicale non cambia. Dipende probabilmente dalla impostazione iniziale ed è correggibile. In realtà ho provato anche a impostare il tempo (beat) previsto da Bartok (96) senza riottenere il risultato originale. Dovrei studiare più approfonditamente questo software.

Le differenze però più evidenti sono altre, e risiedono nella variazione nella durata delle note e nella presenza di pause non previste. Nello spartito ricavato oltre che i due valori di base compaiono anche  semicrome (1/8) e minime (1/2). E in alcune battute (4, 5) ci sono delle pause in più.

Tentativo di analisi
Cosa è successo quindi? Questi software non funzionano? No. Facendo riferimento ad una esperienza che tutti hanno fatto, il trasferimento di un documento non stampato su file via OCR, qui siamo in una situazione analoga.
Le pause e le variazioni di durata corrispondono a piccole variazioni, introdotte dal pianista, che non è una macchina come il software che genera il Midi e che abbiamo usato prima (ed è questo che  rende la musica piena e gradevole all'ascolto). Il software di riconoscimento può agire solo per soglie di durata e di altezza (frequenza), se una nota è tenuta appena più a lungo di un'altra potrebbe essere interpretata come di valore doppio, se supera la soglia.

E' da considerare poi che la notazione musicale è approssimata, non fornisce indicazioni su tutto quello che è necessario per suonare la musica. Basti pensare al volume di ogni singola nota.

Così come con l'OCR è necessario quindi un lavoro di editing a posteriori, che elimini questi artefatti e ripulisca la notazione testuale riportandola all'originale, anche in questo caso sarebbe necessaria una operazione del genere. Che, nell'esempio fatto, riporti ad esempio tutte le note ai due valori centrali,
Un lavoro che è magari lungo ma facile (sempre per chi conosce la musica) se si ha lo spartito cartaceo a confronto, come è facile nell'OCR potendo confrontare il documento originale.
E' assai più difficile, ma possibile per chi conosce bene la teoria musicale, se lo spartito non c'è. Ad esempio, per questo brano, sapendo che l'intenzione di Bartok era di creare pezzi elementari usando un minimo degli elementi musicali a disposizione.

Quindi in sintesi partire da una musica registrata per recuperare da essa la notazione musicale mediante strumenti automatici è possibile, ma richiede una buona competenza musicale e parecchio tempo per il lavoro di editing (quelli proposti sono esempi semplicissimi o semplici). Non è sicuramente un compito che il software fa per noi, risparmiandoci ogni sforzo, ma casomai un ausilio per ridurre questo sforzo. Proprio come potrebbe essere un OCR per il trasferimento su file di testi stampati: più veloce del trasferimento a mano, ma con un lavoro di post elaborazione che diventa via più impegnativo quando i testi hanno anomalie di stampa o complessità proprie (formattazioni, parole non conosciute, ecc.).

Se qualcuno ha avuto risultati più "automatici" con altri prodotti ce lo faccia sapere.

giovedì 10 novembre 2011

Ripping di dischi in alta definizione

Questo non sarà certo il post più letto di questo blog, perché non saranno tanti i visitatori interessati a convertire in  musica liquida i loro dischi in alta definizione. I formati commercializzati sono stati infatti soltanto DVD Audio e SACD e gli ancor più rari DAD e HDAD. Tra tutti questi formati soltanto i SACD hanno avuto un minimo di distribuzione in Italia e sono tuttora commercializzati, anche se solo per la classica e solo via Internet, o quasi. Ma per completezza parliamo anche di questa esigenza, che può incontrare l'appassionato che vuole creare una libreria musicale totalmente digitale.

Il ripping di un DVD-Audio
Il compito relativamente più facile è quello che attende chi vuole convertire (ripping) DVD-Audio. Come è noto il DVD-Audio (o DVDA) è una variante del DVD messa a punto per contrastare il SACD da un ottimistico gruppo di aziende giapponesi guidate dalla Matsushita (ottimistico perché attribuivano chance di successo al suddetto SACD). Si differenzia da un DVD standard per il formato di compressione nel caso di audio multicanale, che è compresso lossless con un algoritmo che poi è stato usato soltanto per questo standard (MLP: Meridian Lossless Protocol) e per la presenza, in genere, di watermark e sistemi di protezione dei dati audio. Per il resto audio stereo e multicanale fino a 24/192, più spesso 24/96, a volte anche 24/48 o 24/44.1 nel multicanale. Altra differenza operativa con il SACD la necessità di avere un video collegato (un monitor TV) per utilizzare il menu, selezionare i formati audio (o video) presenti e gestire altri settaggi.

Trattandosi a livello di file system di un formato standard compatibile con qualsiasi lettore CD/DVD presente sul PC, il compito di leggere e acquisire su disco (ripping) il materiale audio non è troppo difficile. Occorre solo un software in grado di decodificare il formato MLP e le eventuali protezioni.

Nella suite di componenti del media player (and more) Foobar2000 c'è anche questo, il componente da installare (nel solito modo, vedi la guida nel nostro blog) è:
foo_input_dvda (DVD Audio decoder and watermark detector and MLP decoder: sito) (Per la installazione sulla versione 1.2 leggere l'apposito post successivo - ndr)

Le operazioni di ripping in pratica
Per il test di Foobar2000 impegnato in quest'altro mestiere abbiamo utilizzato due DVDA di Diana Krall, Love Scenes e When I Look Into Your Eyes.
Inserendo i dischi nel lettore, se è presente un software per i DVD (tipo Corel DVD) è questa applicazione che parte in automatico. Bisogna quindi chiuderla e passare all'uso di Foobar2000. La prima cosa che si nota è che, a differenza dei CD, il comando standard per il ripping (vedi altro post su questa funzionalità) Open Audio CD non vede il DVD-Audio.

Occorre invece accedervi con Add Folder selezionando sull'unità di lettura di dischi ottici la directory Audio-TS. A questo punto Foobar2000 vedrà tutto il contenuto del DVD (file audio), come mostrato nella figura seguente.

Come si può vedere il multicanale è 24/44.1 in questo caso (come è anche precisato sul retro copertina dell'album) mentre lo stereo è 24/96.  Si nota anche che il componente installato visualizza correttamente il formato di compressione MLP.

Per la conversione è sufficiente selezionare il gruppo di brani che compone l'album, ad esempio quelli in stereo. e poi attivare come al solito Convert con il tasto destro del mouse.
Il formato può essere specificato nel titolo stesso del brano, come in questo caso, oppure essere visualizzato da Foobar2000 suonando il brano (lo mostra nelle informazioni di riproduzione) oppure ancora selezionando Properties con il tasto destro.

Una operazione preliminare necessaria  per convertire un intero album può essere l'editing delle proprietà in Foobar2000 se, come nel caso di questi due album di produzione Verve, tutti i tistoli dei brani compaiono come fossero uguali. Altrimenti in conversione sarebbe riscritto sempre lo stesso brano. La complicazione è che il tagging dai file estratti dal disco DVDA non è supportato e con santa pazienza bisogna rinominarli uno ad uno.
Per velocizzare questo compito si può inserire solo il numero di brano nel titolo e in seguito, quando i brani saranno convertiti, utilizzare la funzione di tagging per trovare i titoli e rinominarli senza errore, in un colpo solo o quasi. Quasi perché se si vuole anche aggiornare i nomi dei file (sempre utile avere l'informazione anche a questo livello) occorre fare copia e incolla dal titolo del brano al nome del file in rename uno per uno.

A questo punto si può attivare la conversione, che funziona senza problemi con output in Flac o Alac, sia per audio in stereo sia in multicanale. Si nota solo una maggiore lentezza (molti accessi al disco ottico) rispetto al ripping dei CD, ma in poco meno di mezz'ora un album è acquisito.  Un singolo brano in multicanale compresso Flac ha una dimensione di ca. 100MB

L'altro disco provato è When I Look Into Your Eyes sempre di Diana Krall, come si vede dall'immagine in questo caso anche il multicanale è 24/96.

Più complicate le operazioni se il DVD-Audio è criptato. Il componente Foobar2000 è sempre lo stesso, e consente di visualizzare (e suonare) il contenuto del DVD-A individuando sulla directory del DVD il file AUDIO_TS in formato File IFO, e aprendolo con Foobar2000, ma in questo caso occorre attivare il decrittatore incluso (ripeto: operazione legale da noi se abbiamo il supporto fisico) con l'operazione Tasto destro > File Operations > Copy To (su una directory che dovremo aver creato in precedenza). A questo punto torneremo sui file resi ora visibili sul DVD-A e attiveremo la conversione come sempre, scegliendo formato e directory di destinazione. Attenzione però: almeno sul mio notebook, pur essendo discretamente potente (un Sony Vaio VPCF1 con 4GB di RAM) la operazione come si fa di solito, cioè tutti i brani di un album in un colpo solo, non va a buon fine per esaurimento di risorse. Bisogna convertirli in questo caso uno ad uno ed allora tutto funziona come desiderato.

Il ripping di un DVD Audio (senza trattino)
Altra questione è estrarre e trasferire sulla libreria musicale la parte audio di un DVD, ad esempio l'audio di un concerto dal vivo, oppure un DVD universale senza video e con audio in alta definizione (i formati DAD e HDAD citati prima, e che ho trattato a suo tempo).
Il componente che abbiamo visto prima questo mestiere non lo fa, e al momento non ce ne sono altri disponibili per Foobar.
La operazione si può fare con una applicazione (disponibile per Windows e Mac) che è in pratica lo standard di mercato in questo settore decisamente di nicchia (vedi recensione su Computer Audiophile) e che si chiama DVD Audio Extractor (prodotto da CAS - Computer Application Software) o DVDAE. E' un prodotto a pagamento (ca. 32 $) che prevede un trial di 30 giorni, una volta tanto con funzionalità complete.

L'applicazione è di uso semplicissimo e, una volta installata, se nessun altro programma si affretta sul vostro computer a cercare di suonare il DVD che avete inserito, mostra il contenuto audio suddiviso in capitoli, secondo lo standard di un DVD Video. Ho fatto il test con un DVD che documenta un concerto a Parigi di Diana Krall (ancora lei? ebbene sì). Come si vede sono elencati 17 brani, disponibili sia in stereo sia in multicanale, con campionamento a 48KHz. In che formato? Lo stereo è in AC3, come si vede, il multicanale è sia AC3 6 canali sia DTS a 5 canali, come si vede dalla figura.
AC3 è uno standard di compressione lossy sviluppato da Dolby Laboratories per l'audio cinematografico. Il campione è a 16 bit e la frequenza a 48KHz, ma vengono usate tecniche di compressione che portano il bitrate (in stereo) a 192 o 320Kbps. Sui DVD di solito si usa 320Kbps e quindi siamo un po' sopra dell'MP3, e dalle parti del migliore AAC di Apple, ma comunque al di sotto della qualità CD. Proviamo comunque la conversione cominciando dallo stereo.

Nel secondo passo di acquisizione si sceglie il tipo di codifica, sono disponibili due formati compressi (Ogg e MP3), lossless Flac e non compresso Wav. procediamo con il Flac. Chiede poi anche di scegliere la dimensione del campione. Lo standard prevede 16/48 ma scegliamo lo stesso 24 visto che è disponibile.

A questo punto può iniziare la conversione, scegliendo ovviamente la directory di output, e che procede poi abbastanza veloce, più o meno come per i CD (sempre intorno ai 30'-40', dipende come sempre dalla lunghezza). Alla fine si ottiene il risultato desiderato, una serie di brani in formato Flac 24/48, all'ascolto privi di difetti, e di qualità ovviamente dipendente dalla ripresa audio originale, oltre che dalla compressione.
Una scomodità inevitabile è a questo punto l'inserimento delle informazioni sui brani. Nessun comodo strumento di aiuto come freedb in questo caso, non sono album audio standard. Bisogna quindi armarsi di pazienza e inserire tutti i titoli a mano. Solo il nome dell'autore / interprete e dell'album può essere inserito con DVDAE. Usando la funzione di ricerca in rete di Discogs si può eventualmente trovare una descrizione del DVD e ricavare in questo modo i nomi delle tracce.

Il secondo test è stato con un DVD in formato NTSC e Region 1 (USA), che documenta il tour di Caetano Veloso per il suo album del 2001 Noites do Norte. Nessun problema di lettura da parte dell'applicazione, in questo caso i brani sono 28 e la conversione è stata effettuata senza problemi,

Proviamo adesso a convertire un DVD "universale" usato solo per la musica, il cosiddetto formato HDAD (24/192). Inserendo il disco, Classic Records, Blue Train di John Coltrane, abbiamo due sorprese, la prima è che secondo DVDAE il formato è MLP, quindi il contenuto è compresso senza perdita a 2:1 con il sistema di compressione di Meridian sviluppato per il DVD-Audio. Ecco perché può suonare solo su lettori DVD multiformato che supportano anche il formato DVD-Audio. Nulla di tutto ciò è documentato sulla confezione e neanche, a quanto ricordo, sul sito della ormai peraltro chiusa Classic Records. La  seconda sorpresa  è che sono visualizzati nella lista solo i primi 2 brani (l'album ne ha 5). Procedendo però i brani sono visti tutti dalla conversione e la operazione va a buon fine per tutto l'album, nel formato che ci aspettiamo, 24/192. Come ulteriore comprova giriamo il dischetto (è a doppia faccia e dall'altra parte è un DVD puro 24/96) e anche qui nessun problema. Tutto audio non compresso in questo caso.

Rimane solo da provare la conversione in multicanale. Il DVD di Diana Krall contiene sia una codifica compressa AC3 (Dolby) a 6 canali sia una DTS a 5 canali. Tutte codifiche compresse lossy, le uniche possibili nello standard DVD Video. Sulla prima nessun problema (bisogna selezionare nel pannello "All 6 channels"). Qualche incertezza con il DTS che DVD Audio Extractor vede a 5 canali, mentre una volta convertito su Foobar risulta a 6 canali. Sono formati compressi, non tutti, anzi pochi, hanno impianti multicanale, quindi penso che il problema riguardi pochi appassionati. Ma in ogni caso, salvo approfondimenti, sembra consigliabile rimanere sui più diffusi standard Dolby Surround.

In sintesi una applicazione che può anche essere interessante, ricordando però che l'audio dei DVD Video musicali è solitamente in formato compresso e non sempre di qualità eccelsa. Ognuno potrà valutare se è interessato o no a questo inserimento nella libreria musicale liquida.
Discorso diverso invece per gli eventuali DVD "universali" in alta definizione, per i quali, per chi li ha, l'utilità è invece evidente (anzi, è l'unico sistema, attualmente).

Il ripping di un Dual Disc
Proprio per completezza vediamo anche questo formato. Mai distribuito in modo sistematico in Italia e anche di non grande esito in USA (nonostante un inizio promettente) e poi abbandonato, prometteva all'inizio una facciata in alta definizione, in formato DVD-Audio, e una facciata in formato CD. Il dischetto diventava così "ibrido" come il concorrente SACD, utilizzabile anche sui normali lettori CD. Nel tempo, visto lo scarso interesse degli acquirenti di musica per i formati in alta definizione, la seconda facciata si è trasformata in un DVD Audio (senza trattino), quindi con gli stessi contenuti del CD in formato multicanale compresso e con l'inserimento di filmati, videoclip, riprese di concerti dal vivo e altri contenuti video relativi all'album che viene proposto in Dual Disc. Più, ed è quello che ci interessa, le tracce in formato stereo con risoluzione superiore a quella del CD.
E' questo il caso dei Dual Disc che ho provato, e quindi lo strumento per convertirli è sempre DVD Audio Extractor. E' interessante vedere nella immagine che segue che in questo caso DVDAE mostra anche la dimensione del campione, che è 16 bit. Estraendo l'audio da queste tracce potremo quindi acquisire i brani di uno degli album più noti e celebrati di questo nuovo campione del soul (Get Lifted di John Legend)  in formato 16/48. Che non è molto di più, apparentemente, rispetto al 16/44.2 del CD ma, ricordando quello che si diceva della superiorità del DAT (che ha questo tasso di campionamento) forse potrebbe avere un interesse.

Più interessante l'altro Dual Disc che ho provato, che propone il recente album The Seeger sessions di Bruce Springsteen. Nessun contenuto in audio multicanale in questo caso, oltre ai contenuti video (la esecuzione dal vivo di buona parte dell'album nella casa di campagna di Springsteen) soltanto audio stereo, ma effettivamente in alta definizione 24/48.

Ovviamente se il Dual Disc avesse invece la seconda facciata in formato DVDA si dovrebbe procedere con Foobar2000, come si è visto prima.

Ripping di un SACD
Molto più complicato acquisire nella libreria musicale liquida il contenuto audio in alta definizione racchiuso (è il caso di dirlo) su un disco in formato SACD. Il fatto è che questo formato era stato proprio progettato così da Philips e Sony, totalmente invisibile ai PC e super protetto. Una super protezione che si è rivelata poi ironicamente inutile, visto lo scarsissimo interesse che il formato ha generato sia tra gli appassionati di musica ben riprodotta sia tra la clientela generalista.

Naturalmente il primo sistema di acquisizione, che nessuna protezione potrà mai bloccare, è la conversione dall'output analogico in digitale HD, utilizzando un convertitore AD (vedi prove di diversi componenti di questo tipo sul numero di ottobre di Audio Review) o anche applicazioni PC come GarageBand, che abbiamo provato a suo tempo impegnato in questo mestiere.

Non è questo che però ci interessa, visto che nel doppio passaggio è improbabile che non si perda qualcosa del prezioso contenuto originale in HD (per non parlare dell'eventuale complicazione di una conversione multicanale). L'obiettivo è proprio acquisire da digitale a digitale.

Una operazione che Computer Audiophile definisce addirittura "probabilmente illegale", il che forse è vero in USA, ma in Italia, a nostro parere, no, a patto di avere l'originale, perché una copia di backup è sempre ammessa. Certo, non bisogna poi distribuire in rete il contenuto digitale convertito.

Numerosi appassionati si sono comunque applicati, come avviene sempre,  a risolvere anche questo problema, raggiungendo l'obiettivo e senza usare apparecchiature professionali. Ho citato le apparecchiature professionali perché, come è logico, con apparati hw e sw che gestiscono il formato di codifica usato nel SACD (DSD) si possono fare senza problemi estrazioni o conversioni. Ma costano migliaia di Euro.
Premetto che le informazioni successive relative al trasferimento da un SACD fisico a PC sono puramente "compilative", nel senso che non ho fatto un test pratico come nel caso precedente.

Leggere il SACD
Il primo problema è proprio quello di base: leggere il contenuto del SACD con un PC, anche solo per vederlo come file in formato sconosciuto. Per l'esplicita scelta citata prima la grandissima maggioranza dei lettori di dischi ottici presenti sui PC questo formato non lo vedono proprio, si comportano come se uno inserisse un dischetto di legno nel lettore. La Sony recentemente ha introdotto questa funzione su alcuni notebook della serie Vaio, i modelli JS. Quello che uso io è un modello "business" VF e non li vede, da qui la impossibilità, per ora, di una prova software.

Superato questo ostacolo il successivo lavoro di conversione potrebbe essere svolto su PC senza problemi con apposite applicazioni. La più citata sembra essere Weiss Saracon, di una software house svizzera, che però è un prodotto professionale che costa circa 2000 $. Anche Sony produce (o produceva) una applicazione che ha queste funzionalità (e che in più, a quanto si capisce, include anche un driver per utilizzare il lettore di dischi ottici presenti sul PC). L'applicazione però, che si chiama DSD Direct Player, sembra non essere più commercializzata, negli elenchi in cui compare non è presente alcun link attivo verso moduli d'ordine o simili. E' possibile che cercando bene in rete si trovi qualche alternativa più economica e semplice.

Gli appassionati di questi rompicapi tecnologici non si sono però scoraggiati per così poco e hanno individuato almeno due sistemi per bypassare l'ostacolo.

Estrarre l'audio dall'output HDMI
Il primo sistema consiste nell'utilizzare un lettore universale con uscite HDMI, e selezionare i canali audio tra i vari canali presenti in questo standard di connessione. Leggendo esempi citati in rete (come ho premesso, non ho potuto fare prove pratiche) un lettore che può essere usato è l'Oppo DV-980H (e sicuramente anche i modelli successivi). L'output viene convertito internamente dal lettore in 24bit/88.2 KHz PCM e quindi può essere poi trattato su un PC opportunamente attrezzato. Per trasferirlo gli ingegnosi hanno usato (1) una unità di distribuzione HDMI (quelle necessarie per sdoppiare le uscite) con uscita anche audio ottica (Toslink) e poi (2) un convertitore da Toslink a USB. A questo punto può essere utilizzata una applicazione di editing digitale (3) con la possibilità di acquisire su disco il flusso digitale in ingresso e poi di lavorarci sopra per separare le tracce.
Il risultato saranno una serie di file audio trasferite dal SACD in formato PCM Wav 24/88.2. Non esattamente il contenuto del dischetto ma una sua conversione in una ltro formato, comunque sempre in alta definizione.

Utilizzare un economico e diffusissimo lettore SACD
La Sony ha precluso la possibilità di leggere SACD sui PC, ma ha incluso anni fa, per motivi ignoti, la stessa possibilità sulle PlayStation, a partire dalla serie 3 (PS3). Chiaramente nessuno o quasi degli utenti tipici della PlayStation è stato sfiorato dall'idea di utilizzarla per suonare musica in alta definizione (da comprare allo scopo in un negozio da cercare anche con un certo impegno), ma qualche smanettone ha trovato il sistema, grazie a questa "backdoor", di estrarre il prezioso audio del SACD.
Il tutto viene convertito, con il sistema più diffuso, in un unico file ISO, che poi diverse applicazioni (incluso Foobar) possono leggere o convertire. Da aggiungere che questi file ISO girano in rete e, vuoi per esplicita intenzione del produttore hardware, vuoi per casualità tecnologica, sono leggibili anche da diversi lettori multiformato e BD di ultima generazione (inclusi alcuni modelli Sony).
Inutile aggiungere che le successive serie "slim" della PS3 non includono più questa funzionalità.

Utilizzare i file ISO su PC
Volendo usare, invece di un lettore esterno, il media player sul nostro PC, bisogna invece estrarre i brani dal file ISO e convertirli in un formato compatibile per ambiente Windows o Mac. Si tratta, per definizione, dell'immagine fisica del SACD, quindi un unico file con una dimensione uguale all'originale (tipicamente 3-4 GB per un SACD medio con tracce stereo e multicanale). Il formato del file system è quello previsto per lo standard SACD, chiamato da Sony e Philips "scarlet book". Vediamo come si può fare, partendo da un file ISO recuperato in rete (per un album che, beninteso, possiedo già, tanto per cambiare è anche questo di Diana Krall, il noto The Look Of Love, con la pianista e cantante canadese impegnata in esecuzioni mainstream per orchestra, a suo tempo pubblicato, oltre che in formatoi CD, anche in SACD e DVD-Audio).

Per estrarre i file occorre una applicazione che gestisca il file system SACD, la più diffusa sembra essere scarletbook.exe, un programma che gira in ambiente DOS (prompt comandi), che consente di estrarre file in formato DSD stereo (1 bit non compresso), DST stereo (1 bit compresso lossless), DST multicanale (sempre compresso lossless). Il programma effettua anche la decompressione, se necessario, e genera quindi file DSD, l'equivalente dei Wav per codifica PCM. Con questo programma molto elementare (magari ce ne sono altri di più raffinati) bisogna appurare prima se le tracce stereo nell'album originale sono compresse o meno. In mancanza di informazioni in merito si può procedere con un test su un brano.

Attivando la estrazione si ottengono in una directory i brani dell'album in formato DSD, con estensione .DFF. La dimensione media per un brano di 4-5' è di  200MB, quindi se è di dimensioni circa la metà vuol dire che era compresso e bisogna usare l'estrattore per DST  (che è molto più lento perché effettua anche la decompressione).
A questo punto non è ancora finita, perché serve un player per ambiente Windows o Mac che sia in grado di decodificare questo formato. In ambiente Windows il solito multiforme Foobar2000, con un apposito componente aggiuntivo, può includere anche questa funzionalità. Il component si chiama foo_input_dsdiff e si installa nel solito modo.

Selezionando la directory su Foobar2000 si vedranno (e ascolteranno) file audio in formato DSD, a 88.2 KHz come frequenza di campionamento, come si può vedere in figura.

Se siano effettivamente conformi all'originale e non ci sia stata perdita in tutte queste conversioni non saprei, teoricamente sì, perché sono tutti algoritmi deterministici, ma sono pur sempre sviluppati da programmatori "volontari" operanti nel vasto mondo Internet.
In teoria questa tecnica di trasferimento è comunque superiore, perché non prevede una conversione in PCM (a differenza di quella illustrata prima) e il risultato sono file audio ancora in "direct stream digital" a 1 bit, come quelli di partenza. All'ascolto la qualità appare in ogni caso ottima, con una eccellente presenza e naturalezza della voce.
Ultima notazione: i file DSD, come i Wav, non supportano i metadata, quindi niente campi nome, artista ecc., rimane solo il nome file su cui far conto per l'archiviazione.

Tirando le somme per convertire i nostri SACD in formato liquido con questo sistema  occorre una console PS3 compatibile, in grado di leggere i suddetti SACD (nuova una playstation costa circa 200 €), una applicazione per la generazione del file ISO, e i componenti software descritti sinteticamente sopra, per estrarre e suonare i file in ambiente Windows, oppure un lettore in grado di leggere diretamente i file ISO. Non ho approfondito la presenza di applicativi corrispettivi in ambiente Mac, ma ritengo che non manchino.

In sintesi
Nessun problema per chi ha acquistato DVDA o DVD e li vuole trasferire in musica liquida. Gli acquirenti di SACD fisici (ancora prodotti in discreta quantità per la classica) devono invece essere consci che, molto probabilmente, dovranno continuare ad ascoltarli con un lettore, se non vorranno imbarcarsi in operazioni complicate. Se il loro obiettivo è la liquida "only", è forse preferibile comprare subito in download digitale.

martedì 1 novembre 2011

iPhone come cuffia Hi-Fi senza fili

Nel post precedente abbiamo visto l'uso di uno smartphone Apple iPhone come telecomando evoluto di una libreria musicale usando i protocolli DLNA e una app specializzata, media:connect di Persona Software. La stessa app consente anche di configurare l'iPhone come Digital Media Player connesso in Wi-Fi.
In pratica l'iPhone si trasforma in questo modo in una cuffia senza fili, connessa via WiFi, senza perdita di qualità, riproducendo la musica in lossless come nella directory di origine del media server. Si può scegliere la modalità download, scaricando i file musicali sullo smartphone, o la modalità streaming. La seconda sembra la più comoda. Vediamo.

Configurazioni iniziali e avvertenze
Il media server che utilizziamo, come nel test precedente (in quel caso come media controller), è ovviamente ancora Foobar2000.
Per ottenere i migliori risultati un settaggio importante che avremo fatto in precedenza su Settings di media:connect sarà la dimensione del buffer size, che metteremo prudenzialmente al massimo (x5): più tempo per partire, ma più sicurezza rispetto alle micro interruzioni tipiche della trasmissione wireless.
In Foobar2000 il settaggio importante riguarda la modalità di streaming. Per alleggerire i file da trasmettere i media server possono trasferire i file audio in formato compresso, convertendoli in MP3 prima della trasmissione wireless. Ovviamente questa opzione deve essere disattivata, operando sul pannello Preferences e selezionando i parametri 24/96 e never per la trascodifica, come si vede in figura.


Altra informazione molto importante e necessaria prima di iniziare riguarda i codecs supportati, che per questa app sono Alac, Flac e Wav (solo in qualità CD). L'alta definizione è supportata in Flac, dalle prove fatte, sino a 24/96. I brani 24/192 sono visualizzati ma il player non suona. Secondo il forum del produttore dovrebbero però essere supportati, è possibile ci sia qualche incompatibilità nelle versioni di Flac. Gli altri formati (WavPack, APE, Musepack) non sono supportati e per questo uso è conveniente che siano preventivamente convertiti in Flac, una funzione inclusa in Foobar2000.

Player in streaming
L'utilizzo come player in streaming è piuttosto semplice, si seleziona Player tra le modalità d'uso elencate in basso, si seleziona il media server di Foobar2000 e infine si naviga alla ricerca dell'album o del brano che si vuole ascoltare. Selezionando il brano parte il mini player con i soliti comandi e le informazioni sul brano. Da notare soltanto che la classica barra che indica a che punto siamo nell'ascolto del brano è a scomparsa: per farla apparire basta sfiorare le informazioni centrali sullo schermo.

In questo caso dal player, navigando come al solito tra gli artisti, abbiamo selezionato Vivaldi eseguito al flauto da Michala Petri, gentilmente il player ci informa anche della traccia successiva, come si vede nella figura.


Per verificare la robustezza del collegamento proviamo con un album più impegnativo (come dimensione) Fotheringay dell'omonimo gruppo folk-rock di Sandy Denny, e la splendida Bank Of The Nile, codificata a bitrate 24/96. Tempo di inizializzazione avvertibile ma non lunghissimo, e buona costanza di ricezione. Solo allontanandosi a oltre 10 metri dal PC che trasmette in Wi-Fi (e la mia casa ha muri molto spessi) si ha una interruzione del flusso sonoro.


Molti altri ascolti, sempre da una stanza all'altra e neanche tanto vicine, si sono svolti senza alcun problema.

E' un ascolto veramente HD?
L'altra verifica, la più importante, riguarda la effettiva risoluzione con la quale stiamo ascoltando la musica. All'ascolto sembra che vada tutto molto bene, l'ascolto con una cuffia (ovviamente dinamica) come la mia Sennheiser PX200 è molto gradevole e sembra esente da difetti con tutti i generi musicali, ma è piuttosto difficile capire all'ascolto se effettivamente stiamo ascoltando a 24 bit o se in trasmissione o prima del codec è stato fatto un downgrade. Anche considerando che stiamo ascoltando su uno smartphone, pregevole sicuramente anche per la parte audio, come noto, ma pur sempre con una sezione analogica miniaturizzata e su circuito integrato.

Vorremmo però comunque che le condizioni di partenza siano le migliori possibili. Per verificarlo occorrerebbe una strumentazione che non ho e neanche so se esista (bisognerebbe, penso, entrare nella congigurazione del sistema operativo IOS). Una verifica indiretta la si può fare con la modalità download.
In questo caso il file audio viene direttamente scaricato nella memoria dello smartphone per poi essere suonato. Controlliamo quindi se nel trasferimento viene fatto un downsizing. E questo non avviene, ho provato sia con file audio Flac in formato 16/44.1, sia in 24/96, e la dimensione del file (che è visualizzata da media:connect durante e alla fine del download) rimane la medesima.

Questo non chiude necessariamente i dubbi. Ad esempio il protocollo AirPort di Apple è, come noto, limitato a 16/44.1, e da molte parti si legge che anche l'iPhone è limitato a questo bitrate. Quindi, indipendentemente dalle premesse e da quello che si legge, è possibile che i codec interni facciano un  "taglio". Sarà necessario un approfondimento su questo punto.

Il funzionamento in download
L'altra possibilità, come dicevo, è il download in locale, nessun problema di trasmissione e di copertura Wi-Fi, ma prima o poi bisognerà svuotare la pur capiente memoria dell'iPhone.

Il funzionamento in questo caso è un po' più macchinoso, occorre navigare tra più maschere. L'importante è considerare che il punto di arrivo è la libreria interna persona:library che abbiamo visto prima. Selezionando i brani in essa contenuti si potrà procedere all'ascolto come sempre. Ovviamente, anche non connessi al media server DLNA, anche in mobilità e in tempi successivi.

Per spiegare come avviene il download ci aiutiamo con le immagini prese direttamente dall'iPhone.

La prima cosa che si ottiene, pigiando sulla modalità Download, è questo messaggio:


Bisogna invece navigare nel media server come al solito, selezionare un brano, e ci verrà proposto questo quesito:


Confermando, partirà il download:



Come si vede, la dimensione del file (in questo caso Flac 24/96 di provenienza HDtracks) è visualizzata ed è la stessa del file originale.
Ora bisogna cercare questo file per suonarlo. Come dicevo, è nella library della app, e si chiama persona:library:




Dopo aver selezionato Artist arriviamo al brano di Christy Baron appena scaricato in locale:


E avviamo il player:


Su questo brano e su altri, in modalità streaming, anche in formato Alac:



domenica 30 ottobre 2011

Un digital media controller DLNA su iPhone

La app Remote di Apple consente di usare un iPhone come telecomando evoluto di un media player iTunes con la sua libreria musicale, come abbiamo visto nel post precedente.
Si può raggiungere lo stesso risultato anche con il media player preferito dalla maggioranza degli appassionati di musica in alta definizione, a cui abbiamo dedicato diversi post, vale a dire Foobar2000.

Il tutto utilizzando sempre una connessione Wi-Fi ma, allo strato di protocollo superiore, invece di AirPlay, il sistema di condivisione "standard" DLNA (Digital Living Network Alliance), evoluzione del UPnP (Universal Plug 'n Play).

Fooobar2000 infatti, con il componente aggiuntivo foo_upnp, può presentarsi su una rete sia come Digital Media Server, sia come Digital Media Renderer.
Sull'iPhone la app da caricare dovrà implementare rispettivamente:
  • un Digital Media Player che accede ai contenuti del Media Server e li suona (sull'iPhone stesso)
  • un Digital Media Controller che accede ad un Digital Media Renderer DLNA conforme in rete dandogli i comandi per selezionare e suonare la musica delle librerie a cui è connesso.
App realizzate a questo scopo ce ne sono più di una, quella che proviamo e Media:Connect di Persona Software, una delle più citate in rete, cui si riferisce l'immagine a lato con l'ascolto in streaming dei Belle & Sebastian.
La app non è gratuita come sembra accedendo all'App Store. La versione gratuita consente solo di eseguire i primi 3 brani di ogni album. Per un uso effettivo occorre la versione a pagamento che costa 5,99 €. App alternative, sempre a pagamento, sono PlugPlayer o Twonky Mobile, un prodotto della suite del noto media server prodotto da Packet Video Corp. Entrambe queste ultime due sono disponibili anche per Android oltre che per IOS, mentre Media:Connect è solo per iPhone.

Operazioni preliminari
Media:Connect implementa entrambe le funzioni elencate sopra più la funzione di download in locale, sullo smartphone, dei file musicali.
Il secondo uso elencato sopra, di media controller, è quello che più ci interessa, anche se il primo può essere anch'esso di interesse (vedremo in un prossimo post per che cosa).

Media:Connect fa molte cose e la interfaccia forzatamente semplificata non è di immediato utilizzo. Aiutandoci con alcune immagini della videata dell'iPhone vediamo i passi necessari per configurare l'applicazione e per utilizzarla al fine di controllare il media player Foobar2000 da remoto.

Come per la applicazione Remote di Apple prima sarà necessario creare (in reti non Wi-Fi) una rete wireless ad hoc tra due dispositivi. E' una funzione standard in Windows 7 e Vista (l'ambiente operativo supportato da Foobar2000, come si ricorderà) che si attiva da Pannello di controllo > Centro connessioni di rete e condivisione. E' piuttosto semplice ma occorre fare attenzione in un paio di punti. In fondo al post una guida per immagini per questa semplice operazione.

Una volta attivata la rete wireless ad hoc occorre ovviamente connettere ad essa l'iPhone con le solite funzioni (Impostazioni > Wi-Fi), inserendo, la prima volta, la password WEP scelta.

La seconda operazione preliminare è ovviamente lo startup di Foobar2000 e, nella sua configurazione, lo startup delle funzioni di media server e media controller. Come sempre si dovrà operare dal pannello di configurazione File > Preferences > Tools > UPnP > Server > Basic Settings)., come si vede nella figure seguente.


Un digital media controller conforme DLNA su iPhone
Media:Connect si attiva come tutte le altre app e dopo qualche secondo (non è istantaneo) vedrà la connessione Wi-Fi e i server attivi su di essa, in questo caso il Foobar2000 Media server in precedenza attivato che, una volta aperto, mostrerà i suoi contenuti (elenco delle playlist o media library). Aprendo la media library si possono selezionare le diverse categorie di ricerca, che includono anche una ricerca per codec (Flac, Alac, ecc.).

Il nostro scopo è di utilizzarlo come media controller, e vediamo quindi, aiutandoci ancora con alcune figure, i passi che bisogna seguire per selezionare e poi ascoltare la musica:
  • selezionare la funzione Controller, verranno mostrati i media renderer disponibili (foobar2000 Renderer in questo caso)
  • il Media renderer può fornire alla unità remota "metadata" per la gestione, se così non è (il nostro caso, a quanto pare, probabili problemi di incompatibilità nell'implementazione) bisogna attivare l'altra funzione Content Directories per navigare sulla libreria (media server) connessa al media renderer (che è sempre Foobar)
  • Content Directories consente di selezionare le playlist già disponibili nella libreria Foobar o di cercare nella Media Library per artista, genere, ecc., come abbiamo visto nelle videate precedenti; 
  • si sceglie in questo modo la musica che si vuole ascoltare, per esempio, per artista, Aretha Franklin:
  • si sceglie un brano, sempre da Contect Directories (in alternativa si possono selezionare tutti i brani di un album con il comando Select All in alto a destra)
  • compare una ulteriore videata che chiede di scegliere di nuovo il Media Renderer (inutile ce n'è uno solo ...); si seleziona e compare un cerchietto verde, poi si deve pigiare Done
  • a questo punto finalmente parte la musica
  • per vedere cosa si sta suonando (Save Me nel nostro caso) si seleziona di nuovo Media Renderers; la stessa visualizzazione compare su Foobar2000 nel PC
  • con l'icona in alto a destra si può visualizzare la lista dei brani selezionati, lista che si potrà modificare con le funzioni Edit e Clear.

Un poco macchinoso, ma funziona senza incertezze, solo qualche lentezza di acquisizione dei dati del server in alcuni casi. Dopo un po' ci si prende la mano, anche se siamo molto lontani dalla immediatezza di utilizzo dell'applicazione sviluppata da Apple. Come sempre l'ambiente proprietario Apple è di più semplice utilizzo, a prezzo di una minore versatilità.

Da aggiungere solo che abbiamo visto una delle funzioni di Media:Connect, che può essere usato anche con altri DLNA Media server, e anche per contenuti non audio, video e immagini in primo luogo.

Appendice. Creare una rete wireless ad hoc in Windows 7
Come accennavo in precedenza, si parte da Pannello di controllo > Centro connessioni di rete e condivisione:

Il centro di connessioni di rete e condivisione di Windows 7
Il pannello che si attiva selezionando Crea una connessione di rete.
La funzione che ci interessa è l'ultima e bisogna far scorrere  il menu a tendina.
Nel creare la rete ad hoc non bisogna accettare il default per la password WPA2, ma selezionare WEP.
Altrimenti la rete non sarà supportata e accessibile dall'iPhone.
Bisogna ricordarsi anche di selezionare il flag "salva questa rete" per gli utilizzi futuri.
Alla nuova accensione bisognerà riattivare la rete ad hoc selezionando
"Connessione ad una rete" e poi la rete sul pannellino.